
Il tuo ultimo libro, Milano Criminale, è tradotto in Francia, come sta andando? Dati ancora non ce ne sono ma l’accoglienza è stata buona tanto che il romanzo è stato selezionato come uno dei finalisti del Prix Polar International de Cognac che verrà assegnato in autunno. Tengo le dita incrociate.
Tu sei stato tradotto all’estero e scrivi di Milano. Dobbiamo dedurne che c’e’ ancora interesse tra lettori ed editori stranieri per questa città? Certamente. Milano è una metropoli internazionale su cui sono sempre puntati gli occhi del mondo. Tuttavia credo che ai lettori, italiani o stranieri, l’ambientazione interessi fino a un certo punto: quello che vogliono leggere sono storie appassionanti.
Quando ti confronti con lettori stranieri che cosa ti colpisce di più? Il fatto che conoscano il nostro Paese meglio di quanto noi pensiamo. E che lo amino e lo ammirino nonostante quelle contraddizioni che spesso lo sminuiscono, o comunque lo fanno apparire sotto una cattiva luce, agli stranieri.
Cosa cercano dai “nostri” autori? In generale è difficile generalizzare. Posso dire però che i tedeschi vogliono leggere gialli in cui ci sia il sole, il mare e la passione italica. Uno dei commenti più frequenti ai miei libri è spesso una frase tipo “mi ha ricordato la splendida estate che ho trascorso in Italia e mi ha fatto venire nostalgia…”.