Salute, animali, cucina e famiglia, e poi amore, calendario, religione, clima: “I Proverbi sbaglien mai perché ghe voeur cent’ann a fai” e se ne trovano dei più vari ed utili nel “Commentario dei detti e dei proverbi milanesi” ritrovati e minuziosamente trascritti da Ottorina Perna, tradotti e commentati da Pier Luigi Amietta e illustrati da Adamo Calabrese. Edito da Graphot. il volume è ben lontano dai seriosi tomi impolverati di tradizione e propone con freschezza e bonaria ironia la saggezza meneghina di un tempo, rendendola comprensibile a milanesi e non dei nostri tempi.
Si passa dal saggio “Quell là su/ el fa la part giusta a tucc” (Quello lassù/ fa la giusta parte a tutti) al più irriverente “El Signor el da la tegna/ e el cappell per quetalla” (il Signore dà la rogna/ e il cappello per nasconderla), dal classico “Sposa bagnada / sposa fortunada” al più malizioso “Mièe che secca/ marì che pecca” (Moglie che secca/ Marito che pecca). Ampio spazio anche alla cucina, con suggerimenti prettamente gastronomici, immancabili sul risotto giallo, “L’è bon el risott/ se quand el coeus/ el fa plot plot” (il risotto è buono / se quando cuoce/ fa plot plot) e con consigli che tornano validi anche oggi, in tempi di crisi: ”Dopo mangiaa la carna/ bisogna peluccà i oss”(Dopo mangiata la carne/ bisogna rosicchiare le ossa). Ironici e caustici, i detti milanesi non risparmiano nessuno, non manca l’autocritica, ma ce n’è anche per i vicini di Lodi, “Lodesan hinn largh de bocca/ e strenc de man” (I lodigiani son larghi di bocca e stretti di mano) e di Cinisello: “Quij de Scinisell/ ciappen la luna cont el restell” (Quelli di Cinisello / prendono la Luna con il rastrello).
Nelle 180 pagine, da sfogliare sia con un vecchio milanese affianco, per la pronuncia, sia con amici alla riscoperta della saggezza degli avi, Amietta commenta senza mai scadere nella scontata spiegazione. Anzi, in poche frasi sa mostrare la gamma di significati possibili trasmettendo così il proprio amore per la lingua e le tradizioni milanesi di cui segnala gli anacronismi e le singolari obsolescenze. Intanto, con la scusa dei proverbi, tira sonore stoccate anche alla Milano del tempo presente a cui certi detti di anni ed anni fa calzano alla perfezione più oggi che all’epoca.
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I PROVERBI NON SBAGLIANO
Si passa dal saggio “Quell là su/ el fa la part giusta a tucc” (Quello lassù/ fa la giusta parte a tutti) al più irriverente “El Signor el da la tegna/ e el cappell per quetalla” (il Signore dà la rogna/ e il cappello per nasconderla), dal classico “Sposa bagnada / sposa fortunada” al più malizioso “Mièe che secca/ marì che pecca” (Moglie che secca/ Marito che pecca). Ampio spazio anche alla cucina, con suggerimenti prettamente gastronomici, immancabili sul risotto giallo, “L’è bon el risott/ se quand el coeus/ el fa plot plot” (il risotto è buono / se quando cuoce/ fa plot plot) e con consigli che tornano validi anche oggi, in tempi di crisi: ”Dopo mangiaa la carna/ bisogna peluccà i oss”(Dopo mangiata la carne/ bisogna rosicchiare le ossa). Ironici e caustici, i detti milanesi non risparmiano nessuno, non manca l’autocritica, ma ce n’è anche per i vicini di Lodi, “Lodesan hinn largh de bocca/ e strenc de man” (I lodigiani son larghi di bocca e stretti di mano) e di Cinisello: “Quij de Scinisell/ ciappen la luna cont el restell” (Quelli di Cinisello / prendono la Luna con il rastrello).
Nelle 180 pagine, da sfogliare sia con un vecchio milanese affianco, per la pronuncia, sia con amici alla riscoperta della saggezza degli avi, Amietta commenta senza mai scadere nella scontata spiegazione. Anzi, in poche frasi sa mostrare la gamma di significati possibili trasmettendo così il proprio amore per la lingua e le tradizioni milanesi di cui segnala gli anacronismi e le singolari obsolescenze. Intanto, con la scusa dei proverbi, tira sonore stoccate anche alla Milano del tempo presente a cui certi detti di anni ed anni fa calzano alla perfezione più oggi che all’epoca.
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