Portare le pecore al Duomo, un sogno avveratosi sotto l’occhio delle telecamere, e che da Milano sta conquistando tutto il mondo, festival dopo festival, “perché ovunque si assiste ad una forte accelerazione del progresso che avanza minacciando di cancellare abitudini, presenze e tradizioni”. Ecco spiegato, dal regista Marco Bonfanti, il successo che sta riscuotendo “L’Ultimo Pastore”, il film – nelle sale milanesi da fine gennaio – su Renato Zucchelli, ultimo pastore nomade rimasto in città, in una “batida” di periferia, con il sogno di portare il suo gregge nel centro inaccessibile e incontrare i bambini di oggi che non lo hanno mai visto.
Sentendo parlare di questo “sognatore in un mondo senza ormai sogni, fuori dal tempo”, Bonfanti ha voluto subito incontrarlo e raccontare questa fiaba metropolitana proprio con un tono affatto documentaristico: “è già da sé un personaggio cinematografico, Renato. E’ stato difficile convincerlo e conquistare la sua fiducia”. Quando Renato ha detto sì, Bonfanti è partito con un anno di riprese, ogni stagione a suo tempo, tra il bergamasco e piazza Duomo, e avvicinandosi a posti inconsueti per le pecore, ha stupito, entusiasmato, incuriosito: “non eravamo certo gli unici a riprendere. Al nostro passaggio tutti a estrarre il telefonino e immortalare l’incursione della natura”. Prima che nelle sale, il film di Bonfanti ha già iniziato a muovere le coscienze durante i ‘ciak’, quelle dei bambini che hanno partecipato, gli alunni della scuola di via Colletta: alcuni “credevano che le pecore producessero budino e che il latte andasse direttamente nei supermercati – racconta il regista – il sogno di Renato, quindi, si è confermato importante”.
Mentre la pellicola, prodotta da Anna Godano e Franco Bocca Gelsi con il sostegno di sponsor esclusivamente privati, sta facendo il giro del mondo, da Dubai a Tokyo, con tappa anche a Torino, e il 18 gennaio anche allo “Slamdance Film Festival”, negli Stati Uniti, rassegna parallela dedicata alle opere prime del prestigioso “Sundance Festival” ideato da Robert Redford, Renato è tornato al suo gregge, dopo aver commentato: “pensavo di dover fare una cosa difficile, invece…”. Con 48 anni sulle spalle e raggiunto il suo sogno, ora c’è il suo secondo figlio 17enne che ha ereditato la passione anacronistica e fiabesca. Se non è ancora in programma un secondo episodio de “L’ultimo pastore” non è quindi detto che i bambini milanesi non possano ancora sperare in un’altra visita del gregge di Renato in piazza Duomo, magari il prossimo Natale.
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