Oltre 80 studenti mobilitati per tutte le strade della Zona 5 di Milano con il compito di “colmare il proprio vuoto di memoria” sulla propria città capitale della Resistenza, tra loro proprio quel ragazzo che inizialmente puntava i piedi ha dato il titolo al libro di Giuseppe Deiana esclamando: “Questa storia mi ha cambiato la vita”. Pubblicato da Edizioni Unicopli, il volume racconta la storia di una piccola impresa compiuta dai giovani, quella di dare un’identità ai nomi dei caduti cercandola nei limitati documenti e nei pochi testimoni ancora viventi. E nelle lapidi sparse per il quartiere. A guidarli, l’autore del libro, docente di Storia e Filosofia nei licei ed presidente dell’Associazione Centro Comunitario Puecher di Milano.
“In questi anni di lavoro mi sono sorpreso di quanto la Resistenza “popolare” risulti in gran parte ancora sconosciuta, eppure è importante, essenziale per impedire la disgregazione delle istituzioni e il depotenziamento della Costituzione” spiega Deiana raccontando la sua esperienza. Ora che la Resistenza della Zona 5 è custodita in un volume, “il progetto può e deve essere esteso a tutte le altre nove zone della città” secondo Deiana, ma “ci vuole l’impegno del mondo della scuola e il sostegno di un’amministrazione pubblica che ponga la questione al centro della sua politica culturale, anche con il sostegno finanziario”.
Un concorso annuale per gli studenti, ad esempio, potrebbe essere l’occasione per produrre lavori qualificati di vario tipo: saggi, quadri, fotografie, ipertesti. Via libera alla fantasia dei giovani, portando la loro attenzione però ai valori che hanno animato i resistenti: giustizia, legalità, democrazia, uguaglianza, difesa della dignità della persona. “Agire localmente e pensare globalmente”, e così la Resistenza secondo Deiana per non finire dimenticata deve “uscire dalla retorica celebrativa per entrare nella cultura della ricerca storica su chiare basi metodologiche, adattandole alle capacità cognitive dei giovani in formazione”. I conti sono presto fatti: dopo 70 anni dalla guerra di Liberazione, quando ormai l’80% dei cittadini sono nati dopo la Resistenza, i pericoli del sonno della memoria sono in agguato e questo sonno “produce mostri come neofascismo, neonazismo, razzismo. La realtà milanese, però, come capitale della Resistenza, resta un luogo privilegiato per il recupero della memoria storica”.
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