Scritto senza saccenza e senza neanche troppi (fastidiosi) consigli ai propri coetanei, ‘L’odore del legno e la fatica dei passi’ (AtìEditore) di Alberto Oliva (il sottotitolo è: ‘Resto in Italia e faccio teatro’), giovane regista teatrale (29 anni) ma con una già densa attività artistica, è un esperimento tra diario personale e aspirazione al saggio, sul teatro innanzitutto. La ‘sfida’ è raccontare la vita e le esperienze di un giovane milanese alle prese con una grande passione, il teatro, tracciando il suo percorso personale e la sua carriera lavorativa ai tempi della crisi. Due aspetti che, sembra la sottotraccia del libro, non possono separarsi, anzi: si rimbalzano in un percorso virtuoso l’un con l’altro. Al fondo, la questione su chi siano i giovani della crisi, cosa sognino e cosa facciano per realizzare i propri sogni. Oliva cita classici del teatro, della letteratura e scrittori contemporanei, alterna aneddoti personalissimi a riflessioni più ampie sui giovani e l’arte, in un racconto intimo ma come spesso accade evidentemente generale, tra sacrifici, momenti di gioia, stroncature, imprevisti. In conclusione, l’invito di Alberto Oliva è per tutti: “innnamorarsi del proprio destino, accettandone tutti i colpi e vivendo al massimo tutte le esperienze senza mai giudicarsi nel bene o nel male”.
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