“Metto il cibo e i pasti nei miei libri perché così sono più reali e le persone si ritrovano. Le mie storie sono frutto di immaginazione, inserire scene dove si mangia e si beve è per me un modo di conferire realtà a ciò che scrivo”. E infatti non c’è romanzo o racconto di Banana Yoshimoto in cui non compaia un piatto, un piatto che sia preparato da una persona perchè “non mi piace mangiare qualcosa preparato da chi non ho visto in faccia”. A spiegarlo è stata l’autrice stessa lunedì sera ospite della prima serata delle Women’s weeks organizzate da Women for Expo. Yoshimoto è una delle 104 voci racchiuse nell’antologia “Novel of the world” e il suo racconto “Nutrimento per l’anima” ha dato il titolo alla serata e l’ha inaugurata, letto a gran voce in giapponese dall’autrice dal palco dell’Expo Center. Continua a leggere
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