
Fino al 20 dicembre lo spettacolo diretto da Sarti propone un inedito incontro amichevolmente frizzante tra il commissario Luigi Calabresi e l’anarchico Giuseppe Pinelli. Li si immagina nell’aldilà, costretti a camminare fianco a fianco. Li si vede prenderci gusto e confrontarsi in un dialogo armonioso che nel surrealismo che ha alla base produce un effetto più reale forse del dovuto. Nella assurditá che il mondo oggi propone, quanto va in scena sembra potenzialmente realizzabile se non fosse che si stanno portando sul palco due morti. Morti che il dio Paolo Rossi riporta in vita ai tempi del bunga bunga e degli scandali della Minetti e compagnia, dopo un dovuto excursus storico. Ecco allora Pinelli e Calabresi nella parte più interessante del Carnevale, sfogliare tra incredulità e divertimento, i quotidiani di anni recenti con le Torri Gemelle che non ci sono più e con le loro vedove che si incontrano. Grottesco umorismo e riflessioni tragicomiche, forse da aggiornare in chiave renziana-moderna per colpire più nel segno della satira, ma il Carnevale dei truffati è un’ottima occasione per ricordare, e pensare, con i piedi nella Milano del 2015, su “chi eravamo” e su come sia stato possibile arrivare dove siamo.