A 60 anni dalla Legge Merlin, celebrati lo scorso 20 febbraio, non è ancora troppo tardi e forse mai lo sarà, per compiere un viaggio nei luoghi della prostituzione di Milano. Cartina della città alla mano, ma soprattutto una preziosa guida narrata, “Bordelli e casotti milanesi”, pubblicata da Meravigli Edizioni, sempre attenta ad aspetti della città e dei cittadini milanesi, non banali.
Condotti “per mano” da Luigi Inzaghi, musicologo e giornalista, insegnante di lettere e autore di molti libri su Milano, oltre che collaboratore de il Corriere della Sera e il Corriere d’Informazione, i lettori si possono aggirare nella Milano di una volta scoprendola costellata di case chiuse.
Nel libro, si racconta di quando erano aperte e si scoprono le più frequentate, come quella del Bottonuto e quella del Verziere. Certe avevano nomi tipicamente milanesi che oggi fanno sorridere ma che un tempo facevano sognare certuni, e disperare, probabilmente, altri: “El Serrali”, “El Tramway”, “El Cilinder” e così via.
Oltre alle case chiuse più affollate, tra cui anche quella della Vetra e del vicolo Laghetto, c’erano anche quelle per gente facoltosa, come oggi accade per i locali da happy hour: ne esistono di varie “classi”, Le case chiuse a 4 stelle erano quelle delle vie Fiori Chiari, Venini, San Pietro all’Orto…
Di agile lettura ma mai superficiale, serio nella documentazione e nella fedeltà della ricostruzione storica, questo libro di Inzaghi è l’ennesima occasione che l’autore e la casa editrice offrono per passeggiare in città con lo sguardo nuovo di chi conosce qualcosa di vecchio e in parte solo da sussurrare.
Il percorso tra bordelli non è geografico ma culturale e sociale, perché con la “scusa” dell’anniversario della Legge Merlin, ci si addentra nei bordelli milanesi andando a conoscere aspetti scabrosi, finora taciuti, persone e gesti, consuetudini dimenticate o “insabbiate” ma che non sono nuove a questa come ad altre metropoli.
di Marta Abbà