La ricetta dal sapor mediorientale di Aram e’: padre iraniano, madre romana, un pizzico di leghismo e 20 anni di bollitura nel milanese, a Synagosity, chiamato Gheddafi o Saddam, scambiato per arabo o per circonciso, o per terrorista. Invece e’ una “seconda generazione”, lui, “un po’ come tutti” spiega la sua amica Carmen, perche’ “pure io sono una femmina, figlia di padre siciliano, con le sue idee, e pure Luca e’ un informatico, figlio di un elettricista. Vedi che siamo tutti un po’ di seconda generazione”. A rispondere a Carmen e’ il titolo stesso del divertente spettacolo, “Mi chiamo Aram e sono italiano”, andato in scena al teatro Libero con la regia di Gabriele Vacis, il volto, la voce e la storia dello stesso Aram, Aram Kain. Continua a leggere
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