Da diversamente abile a persona con disabilità, e non tutti i veli sono burqa. Un nomade, se non si sposta da anni, non è più nomade e resta Rom e basta, o semmai Sinti, un po’ di attenzione a etichettare con “matto” vari soggetti con diversi disturbi. E poi basta dire “delitto passionale” quando una donna viene uccisa, distinguere tra senza dimora e senza tetto e togliere “negro” dal vocabolario. Se è vero che non esistono parole sbagliate ma un uso sbagliato delle parole, è proprio contro questa pratica che si scaglia con precise analisi e riflessioni il bel libro “Parlare civile”. Continua a leggere
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